Vaccino contro il tumore al seno triplo negativo: al via il primo studio clinico

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Potrebbe essere un vaccino preventivo la nuova speranza contro il tumore al seno triplo negativo, che non risponde a nessuna terapia farmacologica.

Lo hanno annunciato i ricercatori della Cleveland Clinic negli Stati Uniti, che dato il via al primo studio clinico nel suo genere sull’essere umano. A beneficiare di questa terapia potrebbero essere le pazienti già sottoposte a mastectomia per evitare le recidive, ma anche le persone sane ad alto rischio di sviluppare un tumore, ad esempio quelle che possiedono mutazioni nel gene BRCA1.

Il tumore al seno triplo negativo è così definito perché le sue cellule non presentano nessuno dei tre bersagli molecolari contro i quali esistono trattamenti mirati (recettore degli estrogeni, recettore del progesterone, espressione di HER-2 aumentata). Questo tumore non risponde quindi alle terapie ormonali o ai farmaci ad azione specifica che funzionano contro gli altri tumori mammari. L’unica opzione disponibile per le pazienti è quella chirurgica, che consiste nella rimozione dell’intera ghiandola mammaria (mastectomia). Per il tumore al seno triplo negativo è quindi ancora più importante avere una strategia per la prevenzione.

Nonostante rappresenti solo il 12-15% di tutte le nuove diagnosi di tumore al seno – in Italia quasi 55.000 ogni anno – è anche quello con il tasso più alto di mortalità e di recidiva. Si verifica con maggiore frequenza nelle donne afroamericane e in quelle che possiedono una mutazione nel gene BRCA1 (70-80% dei casi).

Le donne sane a rischio di sviluppare un tumore o quelle già operate ad alto rischio di recidiva potrebbero beneficiare di questa terapia. Il vaccino preventivo farmaco funzionerebbe in maniera simile a quella dei più familiari vaccini contro le malattie infettive, che presentano al sistema immunitario una parte del patogeno per istruirlo a riconoscere e combattere l’infezione.

Nel caso di un tumore, però, progettare un vaccino è molto più complicato. Mentre un patogeno è completamente estraneo al corpo umano, le cellule di un tumore esprimono, per la maggior parte, le stesse molecole di cui è composto l’organismo. Nel caso in cui il bersaglio molecolare del vaccino sia presente anche sulle cellule sane, potrebbe verificarsi una reazione autoimmune come effetto collaterale.

Il bersaglio del candidato vaccino realizzato alla Cleveland Clinic, però, è espresso nei tessuti normali solo in una precisa fase della vita di una donna, ossia durante l’allattamento. La proteina si chiama alfa-lattoalbumina ed è invece presente in grandi quantità sulla superficie delle cellule del tumore al seno triplo negativo. Il vaccino contiene anche un adiuvante che stimola una risposta immunitaria innata e protegge dall’insorgenza del tumore. Il farmaco sarebbe consigliato soprattutto alle donne nel periodo post-parto o pre-menopausa: in assenza di allattamento, il rischio di effetti collaterali e reazioni autoimmuni sarebbe ridotto al minimo.

Il prototipo del vaccino è risultato sicuro ed efficace negli animali da laboratorio. Non solo ha protetto i topi dall’insorgenza del tumore al seno, ma ha anche bloccato la crescita di tumori preesistenti. Con questi risultati, gli scienziati hanno portato il farmaco fino alla sperimentazione clinica, che si concluderà nel settembre del 2022. Lo studio, il primo nel suo genere, includerà da 18 a 24 pazienti che sono state trattate per il carcinoma mammario triplo negativo negli ultimi tre anni. Il vaccino sarà somministrato in tre dosi, ciascuna a due settimane di distanza. 

Uno studio successivo, invece, coinvolgerà donne sane ad alto rischio di sviluppare il cancro al seno, che hanno deciso di sottoporsi a mastectomia bilaterale volontaria preventiva. Queste donne tipicamente hanno mutazioni nei geni BRCA1 o BRCA2 o hanno un alto rischio familiare per qualsiasi forma di cancro al seno.

Questa strategia vaccinale, hanno commentato i ricercatori, ha il potenziale per essere applicata anche ad altri tipi di tumori, inclusi quelli alle ovaie o all’endometrio. In caso di successo, i vaccini antitumorali potrebbero trasformare il modo in cui controlliamo i tumori che insorgono in età adulta in maniera simile a come il programma di vaccinazione in età pediatrica ha permesso di ridurre l’incidenza di alcune malattie infettive.

Erika Salvatori

Takis, tumore al seno, seno triplo negativo, BRCA1, Cleveland Clinic

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