Un vaccino personalizzato contro il cancro ovarico

vaccino personalizzato

Se ogni tumore è diverso, come può esistere un'unica terapia? La medicina personalizzata è la nuova frontiera dell'immunoterapia e mira a combattere le mutazioni specifiche dei tumori, che differiscono tra i pazienti. I ricercatori dell'Università della Pennsylvania hanno sviluppato un vaccino personalizzato contro il carcinoma ovarico che induce una forte risposta antitumorale. Saranno necessari ulteriori studi per valutare l'efficacia clinica di questo vaccino: nel frattempo, siete curiosi di scoprire quale strategia hanno usato?

Il cancro ovarico: un vero osso duro!

Le attuali opzioni terapeutiche per il carcinoma ovarico epiteliale avanzato sono la chirurgia e la chemioterapia. Sfortunatamente, nonostante una buona risposta iniziale, le ricadute e la resistenza ai farmaci sono molto frequenti. Alcuni studi suggeriscono che i pazienti con cancro alle ovaie potrebbero trarre beneficio dall'immunoterapia, ma non è così semplice. Solo una piccola frazione (10-15%) risponde alla terapia con inibitori del checkpoint immunitario. La causa risiede probabilmente nella particolare conformazione del microambiente tumorale, in cui fattori solubili stabiliscono una barriera fisica all'infiltrazione dei linfociti T tumore-specifici e cellule o molecole immunosoppressorie ne attenuano le funzioni.

Luci e ombre dei vaccine contro il cancro

Nonostante i risultati non eclatanti, l'immunoterapia è ancora il miglior candidato per combattere il cancro ovarico. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è affinare le nostre armi e combinarle in un trattamento più efficace. Gli inibitori del checkpoint immunitario rimuovono i freni che impediscono ai linfociti T di attaccare il tumore, ma spesso non sono sufficienti; i vaccini contro il cancro potrebbero essere dei potenziali partner, poiché espandono il repertorio di linfociti T specifici per il tumore. La ricerca sui vaccini antitumorali si è arenata per un lungo periodo, poiché la maggior parte era stata progettata contro antigeni "self", che, nonostante la loro associazione con il tumore (espressione anomala, copie extra), sono protetti dalla tolleranza immunologica (la capacità del sistema immunitario di riconoscere antigeni “self” come una non-minaccia, evitando di scatenare risposte autoimmuni).

Entrano in scena I vaccine personalizzati!

Perché dovremmo accontentarci di un singolo antigene "self", quando il tumore stesso è una fonte inesauribile di mutazioni? A causa della loro intrinseca instabilità genomica, le cellule tumorali producono molte proteine ​​mutate (neo-antigeni) che differiscono tra i pazienti e che l'organismo non ha mai visto prima, superando i problemi legati alla tolleranza e riducendo la possibilità di effetti collaterali sui tessuti sani, che non esprimono la mutazione. Il problema è l'identificazione dei neo-antigeni che dovrebbero essere inclusi nel vaccino e quindi la selezione dei più immunogenici.

Una potenziale alternativa è l'utilizzo di estratti del tumore intero dei pazienti, che contengono numerosi antigeni tumorali rilevanti, inclusi i neo-antigeni. Tornando al nostro vaccino personalizzato contro il cancro ovarico, i ricercatori hanno preparato un “lisato” del tumore dissociandolo in singole cellule, che sono state poi uccise dall'ossidazione e da varie sostanze chimiche e lisate mediante ripetuti cicli di congelamento-scongelamento. Quindi, hanno isolato le cellule dendritiche del paziente, responsabili della presentazione dell'antigene ai linfociti T e dell'inizio della risposta immunitaria, e le hanno incubate con il lisato tumorale. Dopo essere state re-iniettate nel paziente, le cellule dendritiche attivate sono state in grado di presentare un numero rilevante di antigeni tumorali alle cellule T, allargando il repertorio di linfociti tumore-specifici. Tutto ciò è fantastico, ma come possiamo essere sicuri che queste cellule T in grado di riconoscere i più reconditi antigeni tumorali raggiungano effettivamente il bersaglio?

Gli scienziati hanno combinato il vaccino con un anticorpo che blocca il fattore di crescita vascolare endoteliale A (VEGF-A), un fattore solubile coinvolto nella creazione di una barriera endoteliale che impedisce alle cellule T di infiltrarsi nel tumore. Inoltre, gli inibitori del checkpoint immunitario possono essere aggiunti a questa combinazione, poetnziando la risposta delle cellule T. Un mix esplosivo, che si è dimostrato sicuro, fattibile ed efficace e soprattutto associato a un aumento della sopravvivenza.

Erika Salvatori

Fonte:
Tanyi, J.L., et al. (2018). Personalized cancer vaccine effectively mobilizes antitumor T cell immunity in ovarian cancer. Sci. Transl. Med. 10

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