La lotta alle zanzare si fa biotech: basta insetticidi, ci pensano i batteri
Estate: sole, mare ma anche… zanzare! In testa alla classifica degli animali più fastidiosi, la zanzara tigre popola le estati della nostra penisola da circa 30 anni. Da allora, la combattiamo con insetticidi, lampade e zampironi, fino a tecniche più sofisticate come la manipolazione genetica. Ma da poco, i ricercatori dell'ENEA hanno scoperto il loro tallone d'Achille: le zanzare tigri possono riprodursi solo in presenza di un determinato batterio.
Rispetto alle zanzare nostrane, quella tigre è più aggressiva e silenziosa; agisce di soppiatto, senza emettere alcun ronzio, e soprattutto esce anche di giorno. Per noi, la puntura di una zanzara tigre significa solo fastidio, arrossamento e tanto prurito: promessa di una notte insonne, forse, ma niente di più. Tendiamo quindi a dimenticare la pericolosità reale di questi insetti, che sono gli ospiti intermedi di virus dai nomi minacciosi, che pur essendo lontani da noi abbiamo imparato conoscere, come Zika, Dengue e Chikungunya. La puntura dell’insetto trasmette il virus anche agli esseri umani.
Fare a meno degli insetticidi
C’è quindi più di una ragione per voler contenere le popolazioni di zanzara tigre, tra cui quella di scongiurare il rischio di epidemie. Ma allo stesso tempo vorremmo non essere costretti a usare gli insetticidi, che danneggiano l’ambiente e sono tossici anche per l’uomo e gli altri animali.
Quest’esigenza ha portato a un cambio di paradigma: l’obiettivo oggi non è uccidere le zanzare, ma impedire la riproduzione.
La soluzione genetica
Una delle soluzioni è di tipo genetico. Oggi esistono strumenti in grado di modificare il genoma con grandissima precisione e di sovvertire le leggi dell’ereditarietà, accelerando la diffusione del gene mutato nella popolazione. Gli scienziati adoperano questi sistemi, chiamati “gene drive”, per introdurre mutazioni nei geni che controllano la fertilità delle zanzare, rendendole sterili. La zanzara che presenti due copie del gene mutato (una su ciascun cromosoma) è incapace di pungere e deporre le uova. In poche generazioni, una strategia di questo tipo porta al collasso della popolazione.
La soluzione batterica
Ma le strategie di manipolazione genetica non sono mai del tutto senza rischi. Una soluzione messa a punto dai laboratori dell’ENEA, al contrario, non contempla la modifica di alcun gene, ma del microbiota intestinale.
Si è scoperto, infatti, che le zanzare tigri hanno dei piccoli “aiutanti” nella riproduzione: sono i batteri che vivono nel loro intestino, in particolare quelli del genere Wolbachia. I ricercatori hanno rimosso il batterio dal tessuto riproduttivo della zanzara somministrando degli antibiotici e lo hanno sostituito con delle varianti dello stesso batterio, che interferiscono con la trasmissione del virus e addirittura attribuiscono ai maschi la capacità di sterilizzare le femmine. Una femmina che si accoppi con un maschio con il Wolbachia “sbagliato” non sarà più in grado di deporre uova.
Due metodi, quindi, che si basano sulla sterilizzazione piuttosto che sull’uccisione, e che costituiscono una valida alternativa eco-sostenibile agli insetticidi. I risultati delle prime prove sul campo decideranno il destino di queste nuove tecniche.
Erika Salvatori
Fonte: https://sostenibilita.enea.it/news/salute-enea-nuovo-metodo-biotecnologico-contro-zanzara-tigre