Juno, l’elefante col cancro curato con l’elettrochemioterapia

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Luigi Aurisicchio, presidente di Vitares, ci racconta un’esperienza veramente particolare. Nel 2017 ha partecipato a una spedizione scientifica in California, allo zoo di El Paso, con lo scopo di curare il cancro alla mammella di un elefante di nome Juno, uno splendido esemplare femmina di 50 anni. Che oggi sta molto meglio, ed è in attesa di ricevere un nuovo trattamento.

Audio dell'intervista

 

Da cosa è nata la sua attenzione all’oncologia veterinaria?

“Io provengo da un’esperienza in un’industria farmaceutica, in cui sviluppavamo nuove terapie contro il cancro e avevamo bisogno di un modello per la sperimentazione pre-clinica. Durante lo sviluppo di alcuni vaccini, è capitata l’occasione di poter effettuare studi clinici in pazienti animali, in particolare cani che avevano sviluppato spontaneamente dei tumori, peraltro molto simili geneticamente a quelli umani. Da quel momento ho realizzato che c’è una fetta di mercato importante, quello degli animali da compagnia, dove purtroppo non esistono terapie efficaci. Per questo abbiamo fondato un’azienda, Evvivax, che cerca di sviluppare delle immunoterapie contro il cancro per i nostri amici animali.”

Ma in questa occasione le è capitato di curare un paziente piuttosto insolito, un elefante. Come ci è arrivato?

“Ci siamo arrivati perché in California, nello zoo di El Paso, un elefante indiano aveva sviluppato un tumore alla mammella. È un evento molto raro e biologicamente interessante, perché nell’elefante l’insorgenza dei tumori è poco frequente. Ci hanno contattato perché una delle nostre tecnologie consente di ridurre le dimensioni del tumore, e spesso di curarlo completamente, usando la chemioterapia in maniera localizzata. Nel caso specifico, questo era molto importante, poiché l’elefante è anziano, intorno ai 50 anni di età, e il tumore era molto grosso, impossibile da rimuovere chirurgicamente. La cute dell’elefante è anche molto spessa è il rischio di setticemie era elevatissimo. Quindi dallo zoo ci hanno contattati, siamo andati in California e abbiamo curato questo magnifico animale."

Quali difficoltà avete incontrato?

“La grossa difficoltà era legata alle dimensioni dell’animale. Un elefante di varie tonnellate, sicuramente difficile da maneggiare. Uno dei passaggi più critici, banalmente, è stato proprio quello di anestetizzare l’animale. Mentre si addormentava, doveva essere posto gradualmente in posizione orizzontale. Fortunatamente, allo zoo avevano un sistema basato su una gru, grazie al quale l’animale veniva gradualmente calato e preparato per il trattamento. Che doveva essere molto veloce: in quel momento c’era un equipe di almeno venti persone ad aiutarci. Per fortuna è andato molto molto bene.”

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 Che tipo di trattamento avete utilizzato in quell’occasione?

“È una procedura che viene già applicata anche nell’uomo, contro il melanoma o metastasi cutanee. Si chiama elettrochemioterapia: consiste nell’iniezione localizzata del chemioterapico direttamente nel tumore, seguita dalla somministrazione di un breve campo elettrico. La corrente crea dei pori sulla membrana del tumore, che cattura le molecole del chemioterapico, e quindi le cellule muoiono. Come ho detto viene già usata nell’uomo, da poco anche negli animali da compagnia, ma nessuno fino ad ora la aveva applicata su un animale di quelle dimensioni e soprattutto su un tumore di quelle dimensioni. Stiamo   parlando di un tumore grosso quanto un pallone da calcio.”

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 Una vera sfida. Juno come sta oggi?

“C’è stata una riduzione del 30% delle dimensioni del tumore già nelle due settimane successive al trattamento. Juno è già stata trattata tre volte fino ad ora e la prossima sarà proprio in questi giorni. Abbiamo in programma di sperimentare una nuova forma di immunoterapia, che dovrebbe reclutare le cellule del sistema immunitario di Juno nel tumore. Per il momento, abbiamo tenuto sotto controllo le dimensioni, consentendo all’animale di vivere una vita normale.”

E di questo non possiamo che essere contenti. Qualche altro esempio di storie a lieto fine?

“Certo. Parlando ancora di animali esotici, ad esempio, abbiamo utilizzato questa terapia anche sulle tartarughe marine, che hanno una propensione a sviluppare alcuni tumori cutanei e come l’elefante sono difficili da trattare chirurgicamente e suscettibili a molte infezioni. In Florida abbiamo collaborato con un centro marino che ospitava tartarughe affette da questa patologia. E in quel caso le abbiamo proprio curate grazie all’elettrochemioterapia.”

Torniamo a Juno. Cosa le ha lasciato questa esperienza, da un punto di vista scientifico ma anche umano?

“È stata un’esperienza bellissima e potente. Sicuramente per il beneficio che abbiamo dato a Juno, un animale così bello, nobile e particolarissimo. Ma è stato anche molto bello a livello umano: si è formato un team con un obiettivo comune con cui siamo rimasti in contatto. E siamo felici di condividere questa esperienza con altri.”

a cura di Erika Salvatori

 

cancro, elefante, elettrochemioterapia

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