Gli agenti immunoterapici sono di molti tipi: anticorpi, vaccini, citochine e persino... batteri! Per il sistema immunitario è molto più difficile riconoscere una cellule tumorale rispetto a un qualsiasi invasore straniero. Un tumore è formato dalle stesse cellule dell'organismo, solo più egoiste, ribelli e disobbedienti. I batteri, invece, sono completamente estranei, con strutture cellulari e funzioni metaboliche del tutto peculiari: le difese immunitarie reagiscono prontamente alla loro intrusione e hanno più strumenti per contrastarli. Possiamo sfruttare i batteri come “agenti immunoterapici”?
L'obesità è un noto fattore di rischio per il cancro, poiché fornisce nutrienti extra al tumore e rende il sistema immunitario più debole. Anche gli effetti collaterali dell’immunoterapia sono più marcati nei pazienti sovrappeso. Insomma, l'obesità porta solo guai... o quasi. Uno studio pubblicato su Nature Medicine mostra che spesso i pazienti obesi traggono maggiori benefici dall'immunoterapia del cancro rispetto a quelli con massa corporea normale. E forse i ricercatori hanno capito il perché.
Le cellule staminali sono una speranza per la cura di numerose patologie, poiché possiedono la capacità di rigenerarsi quasi all’infinito e differenziarsi in molteplici tipi cellulari. La sostituzione di cellule difettose e la riparazione di organi o tessuti danneggiati potrebbero essere più vicini che mai. Di alcune cellule staminali però dobbiamo avere paura. Quelle tumorali, ad esempio, sono il "carburante" del cancro, le vere responsabili della sua progressione, rigenerazione e resistenza alle terapie.
E se l'efficacia dell'immunoterapia dipendesse anche dai batteri che vivono nell'intestino? Un trapianto fecale di microbiota potrebbe aumentare la risposta ai farmaci immunoterapici anche nei pazienti più refrattari. Sì, stiamo parlando proprio di un trapianto di feci... o più precisamente dei batteri contenuti al loro interno.
Se ogni tumore è diverso, come può esistere un'unica terapia? La medicina personalizzata è la nuova frontiera dell'immunoterapia e mira a combattere le mutazioni specifiche dei tumori, che differiscono tra i pazienti. I ricercatori dell'Università della Pennsylvania hanno sviluppato un vaccino personalizzato contro il carcinoma ovarico che induce una forte risposta antitumorale. Saranno necessari ulteriori studi per valutare l'efficacia clinica di questo vaccino: nel frattempo, siete curiosi di scoprire quale strategia hanno usato?