I piccoli uccelli migratori hanno un sistema immunitario migliore del nostro?

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Viaggiare fa bene, anche al sistema immunitario. Lo sanno bene i piccoli uccelli migratori, che potrebbero vantare difese immunitarie addirittura migliori delle nostre e di quelle degli altri mammiferi. La ragione? Percorrendo lunghe distanze e sostando in luoghi sempre diversi, entrano in contatto con un grande numero di patogeni: hanno bisogno allora di sviluppare difese adeguate per sopravvivere.

Il nostro sistema immunitario è addestrato a combattere i patogeni del luogo in cui viviamo. Spesso prima di partire per una meta lontana, dobbiamo sottoporci alle adeguate misure profilattiche, poiché potremmo incontrare germi esotici. Gli animali migratori, al contrario, non vivono sempre nello stesso luogo, ma si spostano almeno due volte l’anno. Ad esempio gli uccelli: a milioni attraversano i cieli della nostra penisola ogni anno. Alcuni, come le rondini trascorrono l’estate alle nostre latitudini per poi ripartire in autunno e svernare nella più mite Africa settentrionale. Altri, come la pulcinella di mare, arrivano proprio in inverno, per sfuggire al clima rigido delle regioni artiche.   

Questi piccoli globetrotter affrontano ogni anno il lungo viaggio, che è la loro unica speranza di sopravvivere. Ma durante il tragitto entrano verosimilmente in contatto con un grande numero di patogeni: una vera palestra per il sistema immunitario. La biologa Helena Westerdahl dell’università di Lund ha voluto vederci chiaro: gli uccelli migratori hanno veramente una marcia in più?

Pe rispondere alla domanda, i ricercatori hanno studiato a fondo i geni che negli uccelli codificano le proteine del complesso MHC, componenti fondamentali del sistema immunitario in tutte le specie animali. Aiutano infatti a rilevare la presenza di batteri o virus e li segnalano alle cellule immunitarie. Gli uccelli uccelli hanno in media 20-21 varianti di questi geni, mentre noi esseri umani soltanto 5-6.

Le proteine del complesso MHC sono estremamente variabili, anche tra individui della stessa specie. Negli esseri umani, ad esempio, è noto che il numero di varianti MHC diminuisce gradualmente spostandosi dai tropici verso Nord. Nelle regioni tropicali, caratterizzate da un’elevata diversità di virus o batteri, gli individui con il maggior numero di varianti MHC sono avvantaggiati: il loro organismo è in grado di resistere a una più ampia varietà di patogeni.

Lo stesso discorso vale probabilmente anche per gli uccelli. In particolare quelli migratori, che nell’arco della loro vita entrerebbero in contatto con molti patogeni alle diverse latitudini. Secondo Westerdahl, sarebbero loro quelli con la più elevata diversità dell’MHC. Lo studio è ancora incompleto, ma potrebbe portare a scoperte interessanti sul sistema immunitario degli animali selvatici. Scoperte che potrebbero aiutarci a combattere le loro malattie, ma anche le nostre, contribuendo a chiarire il rapporto tra diversità dell’MHC e suscettibilità ai patogeni.

Fonte: Lund University Science Magazine

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